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22 Febbraio, 2022

Un modo certamente efficace per capire il salto quantico fatto dalla Supply Chain nel quadro degli equilibri aziendali – soprattutto per effetto della pandemia – è chiedere ai diretti interessati.

Lo ha fatto Keystone Executive Search (Gruppo Randstad), che ha recentemente svolto un’indagine conoscitiva sul ruolo prospettico del Supply Chain Director: ne ha intervistati 50, selezionati tra aziende di varie taglie (circa metà con un fatturato maggiore di 500 Milioni di Euro e con oltre 2.000 dipendenti).

Supply Chain Director

Il ruolo attuale e prospettico del Supply Chain Director – l’indagine di Randstad

Il report dell’indagine fotografa una situazione in evoluzione ma con alcuni tratti distintivi che mi sembrano degni di nota:

1. Ruolo della Supply Chain in azienda

Come per lo smart working, l’e-commerce e la razionalizzazione degli spostamenti, la pandemia ha fatto da catalizzatore anche per la collocazione della Supply Chain nelle priorità aziendali: da tempo se ne predicava l’importanza, con il covid tutti sono stati posti di fronte al problema e alla necessità di trovare una soluzione.

L’indagine mostra come la consapevolezza della centralità della Supply Chain sia ormai ampiamente diffusa: i Supply Chain Director partecipano alla definizione delle strategie aziendali, sono coinvolti nell’analisi del valore e anche con loro si cercano di individuare gli elementi di vantaggio competitivo che possono distinguere un’azienda dai suoi competitor.

Questo sposta la Supply Chain dal ruolo di centro di costo – ridotta quindi alla mera logistica/trasporto – alla dignità di elemento di valore per il cliente: omnicanalità, distribuzione capillare, lead time, flessibilità, visibilità sono order winner che emergono come richieste del mercato e tutti vogliono essere serviti (o percepiti) come Amazon.

Tra gli elementi di valore, anche in termini di percezione del cliente, è ormai consolidato (“un must”) il concetto di sostenibilità: mettendo in pratica l’intuizione di Porter (vent’anni dopo) la sostenibilità entra nella definizione delle strategie aziendali non più solo per dovere etico o per obbligo di legge, ma perché funzionale alla costruzione del vantaggio competitivo agli occhi del cliente. Ambiente, quindi, ma anche attenzione alla tracciabilità, al rispetto delle comunità locali e dei lavoratori lungo tutta la filiera.

Rispetto alla struttura organizzativa delle aziende, seppure con sfumature diverse in base alle dimensioni e alla distribuzione sul territorio, gli intervistati affermano di trovarsi ad operare in un contesto già maturo: l’organizzazione è pronta, quindi, ma questo non basta.

2. Sfide della Supply Chain

Il “ruolo strategico” della Supply Chain è sinonimo di “contributo alla definizione di strategia dell’organizzazione”? L’indagine fa emergere questo dubbio, soprattutto quando si entra nel dettaglio delle sfide che i Supply Chain Director vedono di fronte.

I due elementi che emergono con maggiore forza sono:

  • Saper leggere i trend per intuire gli effetti di breve periodo
  • Avere visibilità in tempo reale

A giudicare da queste risposte si coglie meglio il significato di “ruolo strategico” della Supply Chain: per servire il cliente al meglio, in un contesto estremamente dinamico e complesso, occorre saper prendere decisioni efficaci, rapide e possibilmente informate in base alla corretta lettura della situazione. La Supply Chain è quindi un luogo di analisi e decision making – spesso direi di problem solving – che permette di timonare una barca nel mare burrascoso.

Questa lettura enfatizza quindi la centralità della Supply Chain, ma lascia intravedere ancora un approccio “tattico” al problema, che solo in parte si traduce nella capacità di influenzare o co-disegnare la formulazione strategica: in che modo la strategia di Supply Chain supporterà la strategia complessiva del business nel medio e lungo periodo?

Certamente pesa molto per tutto ciò che riguarda il flusso del materiale ed ecco quindi l’importanza della collaborazione con le funzioni commerciali, l’integrazione con i fornitori, il supporto all’omnicanalità come temi centrali per i prossimi anni.

3. Strumenti per la Supply Chain

Timonare un clipper sulle rotte oceaniche del 1800 non è come timonare la Luna Rossa della recente Coppa America: più tecnologia, più informazioni ed equipaggi meglio preparati sono indispensabili.

Ecco quindi che i Supply Chain Director indicano le priorità, sia in termini di strumenti che di persone:

  • La visibilità è abilitata da strumenti digitali in grado di fornire fotografie in tempo reale. Torna quindi centrale l’importanza della comunicazione e del flusso delle informazioni (nota bene: nella definizione APICS di Supply Chain si parla di coordinamento di flussi di materiali, denaro e informazioni…). Questo richiede tecnologie più avanzate e – come sbocco naturale – la necessità di investimenti con elevato contenuto innovativo, riconducibili al tema della digital transformation.
  • Bisogna saper prendere decisioni efficaci: la complessità non permette di fermarsi alla disponibilità del dato, perché le informazioni non decidono da sé, soprattutto se sono tante. Servono quindi strumenti a supporto del decision making e dell’analisi di scenario, in primis i digital twin e i tool di simulazione.
  • Seppure sofisticati e dotati di intelligenza artificiale e di capacità di autoapprendimento, questi strumenti da soli non vanno ancora da nessuna parte: ecco quindi l’importanza di persone competenti. Questo vale sia per i Supply Chain Director – che devono guadagnarsi sempre più il credito dei colleghi di livello apicale attraverso l’autorevolezza della competenza, l’efficacia della comunicazione e la capacità di mediare e trovare soluzioni – sia per i loro team.

Le qualità più ricercate in un Supply Chain Director sono:

  • Capacità di problem solving
  • Capacità di motivare i team
  • Capacità di prendere decisioni e assumersi rischi
  • Capacità di sviluppare forme di collaboration

Queste anche le linee guida per gli investimenti, sia in termini di soluzioni e tool, sia in termini di persone. I due elementi, poi, si fondono anche in un quadro di attrattività e retention dei talenti: il valore del brand dell’azienda , ma anche del “brand interno” della Supply Chain nell’azienda, diventa decisivo per attrarre professionalità sempre più ricercate e difficili da trovare.

Per finire con la metafora velica, quindi, al Supply Chain Director spetta anche il compito di offrire un luogo di lavoro dinamico, aperto, innovativo nelle pratiche e negli strumenti utilizzati: il modo migliore per costruire squadre forti ed essere meglio attrezzati a navigare in sicurezza e… sollevare la coppa.

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