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21 Febbraio, 2023

Ognuno di noi ha sentito parlare recentemente di “economia circolare”. Si tratta di un concetto entrato a far parte della quotidianità da quando fenomeni climatici e ambientali straordinari hanno iniziato a manifestarsi con maggior frequenza, portandoci a riflettere sull’impatto ambientale del paradigma economico in essere. Ma cos’è l’economia circolare?

Economia circolare vs economia lineare

Un’economia circolare è un modello di produzione e consumo a ciclo chiuso che prevede che le aziende integrino la sostenibilità all’interno della propria strategia di sviluppo. In altre parole, l’economia circolare si prefigge di ridurre al minimo gli sprechi, mantenendo all’interno dell’economia un flusso continuo e ciclico di risorse. Riparando un prodotto guasto o riutilizzandone i materiali alla fine del suo ciclo di vita, ad esempio, il valore di ciascun prodotto è massimizzato, mentre è minimizzato l’impatto sull’ambiente.

L’economia circolare si configura come un’alternativa al modello economico tradizionale, lineare, le cui fasi si possono riassumere in prendere-produrre-buttare (takemakedispose). Al contrario, l’economia circolare è rigenerativa e pone le sue fondamenta su:

  • Ridurre (reduce) gli sprechi, sia di materiali che di energia, intervenendo alla radice della generazione di rifiuti
  • Riutilizzare (reuse) i prodotti che altrimenti sarebbero buttati via, evitando che diventino rifiuti
  • Riciclare (recycle) responsabilmente i prodotti giunti alla fine del proprio ciclo di vita o i materiali di scarto, in modo tale che questi siano nuovamente trasformati, minimizzando l’utilizzo di risorse vergini

L’obiettivo è che, gradualmente, la crescita economica sia disaccoppiata dal consumo di risorse e dalla generazione di rifiuti, riducendo le risorse utilizzate (energia e materiali), riutilizzando i prodotti finiti, rigenerando i componenti e riciclando i materiali di scarto.

Figura 1: Differenze tra economia lineare e circolare. Fonte: https://sustainabilityguide.eu/

I principi dell’economia circolare

La bussola per orientarsi nella trasformazione circolare è costituita da quattro principi fondamentali:

  • Zero waste – Una vera economia circolare è a impatto zero. Gli scarti ed i rifiuti sono progettati per essere riparati e/o riutilizzati.
  • Risorse deperibili e risorse durevoli – Tutti i prodotti sono costituiti da due tipologie di risorse: deperibili e quindi biodegradabili (ad esempio la carta) e durevoli (come i metalli). I prodotti devono essere progettati affinché le risorse deperibili siano restituite alla natura, mentre le risorse durevoli siano recuperate e riutilizzate.
  • Energia rinnovabile – Le aziende approvvigionano il proprio fabbisogno energetico esclusivamente da fonti rinnovabili, in modo tale che il ciclo industriale sia realmente sostenibile.
  • Non clienti ma utenti – Le aziende incentivano i consumatori a restituire all’azienda i prodotti alla fine del proprio ciclo di vita, cosicché questi possano rientrare nel circolo virtuoso ed essere riutilizzati. In questo modo, a parità di consumatori serviti, sarà possibile impiegare un numero inferiore di risorse vergini.
Figura 2: Diagramma a farfalla dell'economia circolare. Fonte: Ellen MacArthur Foundation

Economia circolare e Value Chain

L’economia circolare non va intesa esclusivamente come riduzione dell’impatto ambientale delle aziende, ma deve essere considerata il paradigma per trasformare le catene del valore, sviluppando allo stesso tempo nuove forme di competitività. Perseguire la sostenibilità non è soltanto un obiettivo etico o legato alla responsabilità sociale, ma anche un’opportunità per creare un reale valore aggiunto per clienti e mercati, costruendo un vantaggio competitivo. Per raggiungere il risultato è necessario:

  • Integrare la sostenibilità nei modelli di business, orientando ad esempio la strategia aziendale verso un sistema Prodotto-Servizio (Product-Service System)
  • Progettare prodotti e processi produttivi tenendo in considerazione l’intero ciclo di vita, puntando sulla durabilità e sulla riparabilità, sostituendo tecnologie e materiali con alternative meno impattanti, minimizzando le risorse utilizzate
  • Ridefinire le Supply Chain strutturando filiere più corte e prevedendo meccanismi di reverse logistics che permettano di recuperare il valore residuo di prodotti a fine vita

L’ integrazione dell’economia circolare nel modello di business: il caso Renault

Il pioniere nell’industria automobilistica se si parla di economia circolare è il gruppo Renault.

Per perseguire gli obiettivi di sostenibilità, alla fine del 2020, il gruppo Renault ha creato RE:Factory, la prima fabbrica europea per i veicoli e la mobilità improntata sull’economia circolare. L’ambizione di RE:Factory è creare entro il 2030 soluzioni carbon negative per la mobilità, dando vita contemporaneamente a 3.000 nuovi posti di lavoro.

RE:Factory prevede quattro aree di intervento complementari e interconnesse:

  1. Re-trofit – Ricondizionare i veicoli per estenderne la vita utile.
  2. Re-energy – Ottimizzare la vita delle batterie, dare una seconda vita alle batterie usate e gestire efficacemente le batterie a fine vita. Esplorare nuove forme di energia, come ad esempio quella originata dall’idrogeno.
  3. Re-cycle – Recuperare i veicoli a fine vita, per riutilizzarne i componenti ove possibile e garantire il corretto smaltimento dei materiali.
  4. Re-start – Favorire il processo di ricerca e condivisione della conoscenza inerente all’economia circolare e alla sua applicazione.

Uno degli elementi centrali del progetto RE:factory è il processo di remanufacturing che, supportato da una efficace rete di reverse logistic, recupera i veicoli a fine vita, li disassembla, verifica la conformità dei componenti e li rivende come ricambi originali e garantiti alla rete Renault.

Il remanufacturing contribuisce significativamente alla riduzione dell’utilizzo di risorse: tipicamente comporta infatti un decremento considerevole di energia (-60%), materiali (-70%), emissioni nocive (-80%).

È altrettanto rilevante l’impatto economico generato dal remanufacturing per Renault: si stima infatti che tramite il remanufacturing il costo dei componenti sia ridotto del 40% rispetto alla produzione di nuove parti.

Il caso Renault porta a riflettere sulle opportunità rappresentate dall’integrazione della sostenibilità nella strategia di business. Si tratta di un percorso ambizioso che deve essere supportato da opportuni strumenti e valutazioni, per garantire che la sostenibilità ambientale sia affiancata a quella economica per l’azienda. In un prossimo articolo affronteremo quali sono questi strumenti, approfondendo il ruolo del Supply Chain Management nel paradigma dell’economia circolare.

Fonti

Ellen MacArthur Foundation, How to Build a Circular Economy | Ellen MacArthur Foundation

Transition to product-service systems: principles and business model, K. Xing, D. Ness

Managing new and remanufactured products to mitigate environmental damage under emissions regulation, A. Yenipazarli

Analysis of the Impact of Remanufacturing Process Innovation on Closed-Loop Supply Chain from the Perspective of Government Subsidy, K. Liu, Q. Li, H. Zhang

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