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1 Ottobre, 2016
Massimiliano Barberis

“Dopo una laurea in Ingegneria in automazione industriale conseguita presso il Politecnico di Torino, sono entrato in Telecom presso la sede di Roma. Dopo due anni ho abbandonato l’ambito delle telecomunicazioni per entrare in quello produttivo dell’industria farmaceutica.

Nell’industria farmaceutica ho passato tutto il resto della mia carriera lavorando per multinazionali americane del farmaco in praticamente tutti i ruoli della parte produttiva: progettazione, manutenzione, ambiente salute e sicurezza, IT, produzione.
Attualmente ricopro la carica di amministratore delegato delle attività produttive di Shire in Italia, nonché sono il responsabile operativo dei due stabilimenti.”

Come sei venuto a sapere dell’esistenza delle certificazioni nell’ambito della Supply Chain ed in particolare di APICS?

La conoscenza del mondo APICS è molto diffusa nelle multinazionali americane. Nella mia precedente esperienza presso un’altra multinazionale del farmaco, la Bristol-Myers Squibb, parecchie figure appartenenti all’area Supply Chain erano state avviate a certificazioni. In quel periodo non lavoravo in un settore direttamente connesso con la Supply Chain, e quindi non ero stato inserito d’ufficio in questo programma aziendale. Era però rimasta la voglia di approfondire e formalizzare concetti che comunque sono trasversali a tutta la catena produttiva.

 

La tua azienda ha investito molto nella formazione in Supply Chain, con corsi in-house sia per il programma APICS CPIM che per l’APICS CSCP. Perché tanto interesse in queste discipline? E perché un programma di certificazione?

L’iniziativa è nata all’interno delle unità produttive italiana di Shire (ex Baxter) più che a livello di corporate, dove non è molto diffuso. E’ stata stimolata da colleghi che avevano intrapreso questa esperienza precedentemente. A quel punto il loro interesse a continuare il processo formativo; la possibilità di promuovere corsi interaziendali e, per ultimo, il mio interesse personale hanno permesso di sviluppare questo piano. Gli argomenti trattati da entrambe le certificazioni APICS (CSCP e CPIM) coprono ormai tutti gli ambiti aziendali e tutti le interfacce dell’azienda con il mondo esterno sia verso i fornitori che verso i clienti. Se solo penso alle classiche funzioni in cui un’azienda manifatturiera è suddivisa (direzione, qualità, produzione, ingegneria e manutenzione, supply chain, controllo di gestione, miglioramento e controllo di processo, acquisti, IT, EHS) non c’è una sola funzione che non abbia a che fare nel lavoro quotidiano e nelle attività nel medio e lungo periodo con i concetti di APICS.

 

In azienda tu ricopri un ruolo apicale ed ogni giorno devi fare scelte di opportunità relative al miglior uso delle risorse aziendali, investendo in ciò che con maggiore probabilità genererà un ritorno. Hai fatto lo stesso con la formazione APICS? E quali ritorni hai effettivamente riscontrato?

In primo luogo dal punto di vista delle risorse aziendali la certificazione ha costi comparabili con corsi similari. Quindi la discriminante sta sul piano dell’efficacia formativa e sulla persistenza e assimilazione nel lungo periodo dei concetti. Il fatto che APICS e le sue certificazioni obblighino necessariamente ad uno studio costante e prolungato nel tempo, unito al fatto della uniformità e consistenza del materiale didattico, portano ad affermare che APICS incida in maniera più efficace e profonda sul bagaglio culturale delle persone.

 

Sempre a proposito di ruoli e di modelli di ruolo, data la tua posizione nell’organigramma, quali motivazioni ti hanno spinto a metterti in gioco e partecipare ad un corso in aula, insieme a colleghi più giovani e con meno esperienza?

Come detto era un desiderio che avevo nel cassetto da parecchio tempo e, per vari motivi, non avevo modo di metterlo in pratica. Le motivazioni quindi sono state fondamentalmente quelle di fare ordine nella mole di informazioni, terminologie, concetti ed esperienze pratiche accumulate in quasi 25 anni di carriera nell’ambito produttivo. Inoltre l’orientamento degli ultimi anni del corso didattico di APICS si è spostato sempre di più dall’ambito ristretto della programmazione della produzione e dei materiali ad ambiti sempre più ampi abbracciando quasi tutti gli ambiti organizzativi di una società.

 

Per la verità non ti sei limitato a partecipare: hai anche sostenuto gli esami ed hai ottenuto punteggi altissimi, al punto di vincere il premio JPS APICS Top Performer 2016 per il programma CSCP. Cosa consiglieresti a chi sta pensando se intraprendere un percorso di certificazione?

Innanzi tutto verificare se esiste un interesse personale per gli argomenti trattati. Possono essere molto ostici e noiosi se si percepiscono distanti dall’utilizzo quotidiano. In secondo luogo il materiale è di elevata qualità e precisione, i supporti didattici (on line e sul testo) sono così ampi che la preparazione all’esame è piuttosto guidata e non presenta grandi incognite. Rimane comunque il fatto che la certificazione passa attraverso verifiche che solo in minima parte sono mnemoniche, mentre sono soprattutto importanti i concetti e le associazioni tra concetti diversi. Per ultimo la programmazione è fondamentale, quindi il mio consiglio base è di farsi un piano di studio e immediatamente fissare la data dell’esame. Solamente a quel punto la tabella di marcia sarà stimolata da un obiettivo temporale certo.

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