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17 Maggio, 2019
Ernesto Valenzi

La sfida che mi sta più a cuore è quella relativa allo spreco alimentare: i dati sul cibo sprecato, se letti con il cuore rivolto a chi il cibo non lo ha, non possono lasciarci indifferenti.
E lo spreco va combattuto lungo tutta la filiera, anche la sera quando torniamo a casa nostra…

Informazione, formazione e tecnologia le armi a disposizione.

Ernesto, Logistica è una parola che spesso è sovrapposta a Supply Chain. Puoi aiutarci a capire la differenza tra questi due concetti?

Semplificando: la Logistica è una parte delle attività e dei processi inerenti la gestione di una Supply Chainquest’ultima ha una visione più strategica che va oltre i confini della divisione Logistica (comprendendo per esempio anche i processi di SRM e CRM) e, proprio per questo, ricerca un ottimo globale di tutta la catena.

 

Lavori in un gruppo che si occupa di distribuzione: quali sfide pensi siano attuali nella realtà e in generale nel comparto?

Un fenomeno che mi sembra inarrestabile è la sempre crescente velocità con cui gli ordini dei clienti dovranno essere consegnati. Questo, a mio modo di vedere, porterà alla necessità di dover avvicinare i centri di distribuzione ai clienti, magari prevedendo anche dei magazzini  più piccoli nelle aree urbane. A questo si affiancherà la capacità di fornire informazioni in tempo reale sullo stato della consegna e sull’orario di arrivo della merce. Fatemi anche dire che la sfida che invece, mi sta più a cuore, è quella relativa allo spreco alimentare: i dati sul cibo sprecato, se letti con il cuore rivolto a chi il cibo non lo ha, non possono lasciarci indifferenti. E lo spreco va combattuto lungo tutta la filiera, anche la sera quando torniamo a casa nostra…

Informazione, formazione e tecnologia le armi a disposizione.

 

Cosa ti ha spinto, ad un certo punto della tua carriera, a tornare “sui banchi di scuola” per approfondire?

E’ stata fondamentalmente una scelta di crescita sia personale che professionale; mi sono reso conto che dovevo mettere ordine nelle conoscenze che avevo ed approfondire quei temi che, invece, non essendo presenti nella mia esperienza lavorativa, mi vedevano più carente.

 

Perché hai scelto una certificazione professionale e non, semplicemente, un corso di Formazione?

Cercavo, in primis, una completezza che un singolo corso di formazione non poteva darmi ed inoltre desideravo certificare le mie competenze professionali facendo riferimento a best practices internazionali. Questo tipo di formazione diventa un punto di forza per il singolo e soprattutto per l’azienda in cui il professionista crea valore.  Essere poi obbligati a studiare per ottenere la certificazione, rende il tutto molto più incisivo.

 

La certificazione APICS è un traguardo ambizioso, che non ammette scorciatoie: cosa consiglieresti ad un professionista di trasporti, logistica e distribuzione, per affrontare al meglio questo percorso e raggiungere l’obiettivo?

Avere il desiderio di vincere una sfida con sé stessi,  essere determinati nel proprio “continuous improvement”. Detto questo, bisognerà dedicare ogni giorno del tempo allo studio e usare tutti gli strumenti che APICS mette a disposizione. Personalmente, consiglio molto l’esperienza in aula, che offre una notevole ricchezza nel confronto con gli altri professionisti .

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