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31 Maggio, 2022

La biblioteca di JPS – i consigli di lettura per i professionisti di successo

Quali sono i migliori libri da leggere per chi si occupa di Supply Chain?

Se sei arrivato fin qui, sai bene che la lettura è un tassello importante per la tua crescita personale e professionale.

Al giorno d’oggi esiste una varietà pressoché infinita di testi in materia. Purtroppo, trovare quello che fa al caso tuo è spesso un lavoro complesso (scegliere l’area di approfondimento, confrontare i libri, cercare recensioni e informazioni sugli autori…) e il tempo a disposizione è sempre troppo poco.

Così, la maggior parte delle volte abbandoni i tuoi buoni propositi… Oppure, collezioni un elenco di vari titoli con la ottimistica convinzione di trovare il tempo di leggerli tutti.

In JPS, nel corso della nostra carriera professionale come consulenti e istruttori, abbiamo avuto necessità di leggere molto. In quindici anni di attività abbiamo creato una piccola biblioteca in ufficio per raccogliere i libri, a nostro avviso, più illuminanti in ambito Supply Chain e non.

Se sei dunque alla ricerca di un consiglio di lettura, puoi consultare la lista che aggiorneremo ogni mese con un titolo in più direttamente dai nostri scaffali. Il nostro piccolo tesoro di informazioni, aggiornamenti e best practice sul mondo della Supply Chain.

La nostra raccolta

Copertina

#1 Supply Chain Excellence A Handbook for Dramatic Improvement Using the SCOR Model – Di Peter Bolstroff e Robert Rosenbauam.

  • Il libro nasce come guida all’esecuzione di un progetto SCM basato sul modello SCOR
  • È il frutto dell’esperienza pratica e della mentalità pragmatica e innovativa degli autori
  • L’obiettivo è fornire gli strumenti per gestire i progetti SCM: il materiale che propone può essere usato come riferimento per progetti aziendali reali

Temi:

  • Le basi del modello SCOR e il suo impiego per misurare e migliorare le performance della Supply Chain
  • La mappatura dei processi di Supply Chain
  • Come identificare opportunità promettenti
  • Come ottenere la sponsorship per progetti promettenti di Supply Chain
  • Come costruire e gestire un portafoglio di progetti di Supply Chain

#2 Grow – How ideals power growth and profit at the world’s 50 greatest companies – di Jim Stengel.

  • Stengel, riconosciuto come uno dei “pezzi grossi” del marketing, dimostra attraverso numerosi Business Case come un ideale possa essere la chiave di una crescita aziendale sostenuta
  • Il focus non è solo finanziario, ma anche di salute complessiva dell’azienda: le organizzazioni che hanno un ideale forte, chiaro e ben comunicato crescono meglio, attraggono e trattengono talenti
  • “The Ideal Tree Framework”. L‘idea alla base è semplice: l’organizzazione è come un albero, un essere vivente che ha bisogno di cure per crescere. Il nucleo dell’albero, le sue radici, è il Business Ideal. Le foglie rappresentano la crescita che avviene attraverso 5 must-do

Temi:

  • Come scegliere un ideale in una delle 5 aree dei valori fondamentali dell’uomo
  • Come costruire la cultura aziendale intorno all’ideale scelto
  • Come comunicare la purpose a clienti e dipendenti
  • Come veicolare l’ideale nella customer experience
  • Come valutare i progressi

#3 L’obiettivo – Un processo di miglioramento continuo – di Eliyahu M. Goldratt e Jeff Cox.

Descrizione:

  • Tutt’altro che un manuale tecnico, il protagonista Alex Rogo ha il complesso compito di rilanciare un’impresa sul baratro del fallimento
  • Goldratt adotta uno stile romanzato coinvolgente come sfondo per presentare la Teoria dei Vincoli (TOC)
  • Il libro è indicato per i manager che hanno l’obiettivo di migliorare i propri processi operativi e risolvere problemi legati al concetto di produttività.

Temi:

  • Il concetto di produttività per un’organizzazione
  • Gli obiettivi e i KPI’S di un’azienda
  • L’adeguatezza dei processi
  • L’identificazione dei colli di bottiglia, ovvero ciò che impedisce all’azienda di raggiungere congrui livelli di efficienza dei processi
  • Il costante miglioramento

#4 Il potere delle abitudini – Come si formano, quanto ci condizionano, come cambiarle – di Charles Duhigg.

  • Pubblicato con il titolo originale “The Power of Habit” nel 2012 da Charles Duhigg, rinomato autore di libri di crescita personale e vincitore del premio Pulitzer.
  • Il potere delle abitudini ti aiuta a capire perché le abitudini sono al centro di tutto ciò che fai, come puoi cambiarle e quale impatto avranno sulla tua vita, sulla tua azienda e sulla società.
  • È il libro perfetto per chi è ossessionato dalle abitudini o semplicemente vuole capire perché alcune delle azioni che esegue vengono fatte con il “pilota automatico”.

Temi:

  • Il meccanismo di scelta automatico è composto da un processo chiamato circolo dell’abitudine che può essere diviso in tre fasi: attivatore, routine, premio
  • La prima parte del circolo dell’abitudine è un segnale che dice al cervello di entrare in modalità automatica. Poi c’è la routine, che può essere fisica, emotiva o mentale. E Infine c’è la gratificazione, in base alla quale il nostro cervello decide se vale la pena di memorizzare una certa routine.
  • Le abitudini sono il pilota automatico che utilizza il tuo cervello per risparmiare energia e capacità decisionale.
  • Questo è un vantaggio enorme, perché sarebbe terribile se dovessimo imparare di nuovo a guidare dopo ogni vacanza. Il problema è che il cervello non sa distinguere fra abitudini buone e abitudini cattive e una cattiva abitudine sarà sempre lì in agguato, in attesa dei segnali e delle gratificazioni giuste.
  • Essere al corrente del circolo dell’abitudine è il primo passo per sostituire un’abitudine negativa con un’abitudine positiva!
Getting the right work done

#5 Getting the right work done – Stay focused, Accomplish more, manage your energy Harvard Business Review.

  • La tua casella di posta esplode di messaggi da leggere?
  • Sei paralizzato di fronte alle troppe attività da fare e oggi non sai proprio da dove cominciare?
  • Non riesci mai ad accorciare la tua TO DO List?
  • Alla sera spegni il computer esausto, ma ti sembra di non aver fatto tutto quello che ti eri prefissato e non sei soddisfatto?

È tempo di leggere Getting the Right Work Done!

Scoprirai come usare al meglio il tuo tempo e le tue energie. A fine giornata, riuscirai a smarcare molti più punti della tua TO DO List e registrerai un’impennata della tua produttività.

Temi:

Questa guida ti aiuterà a:

  • Definire le tue priorità e rimanere sempre focalizzato sui tuoi obiettivi;
  • Organizzare meglio il tuo tempo di lavoro, proteggendo le tue energie e arrivando a concretizzare più risultati;
  • Interrompere le cattive abitudini e svilupparne di virtuose;
  • Pianificare al meglio i progetti che devi seguire;
  • Gestire la tua casella di posta per evitare di essere sommerso da email che non riuscirai mai a leggere;
  • Scrivere TO DO List che funzionano davvero.

#6 Understanding Michael Porter – The Essential Guide to Competition and Strategy – di Joan Magretta.

La strategia di Supply Chain scaturisce dalla strategia di business: in questo libro Joan Magretta ci accompagna alla scoperta di Michael Porter e della sua teoria sulla formulazione strategica.
Per riscoprire la fondamentale differenza tra “competing to be best” e “competing to be unique”. Un testo fondamentale per chi lavora in Supply Chain e pensa di non essere solo parte di una funzione di supporto, ma al centro dell’organizzazione.

Alcuni spunti:

  • “l’essenza della strategia è scegliere cosa non fare.”
  • Focalizzati sulla connessione tra il valore che crei, come lo crei (la tua value chain) e la tua performance (il tuo P&L).
  • Il vantaggio competitivo si raggiunge creando valore in modo diverso da come fanno e hanno sempre fatto i tuoi competitor.
  • È necessario accettare dei limiti, ad esempio dire di no ad alcuni clienti, in modo da poter servire meglio gli altri. Questa sarà una strategia di successo, difficile da copiare.
  • Le buone strategie dipendono dalla connessione tra molte cose, dal fare scelte interdipendenti, ad esempio dal capire il modo in cui le attività nella value chain si relazionano tra loro.
  • Se la tua azienda può raggiungere un obiettivo, è solida e stabile, ma anche in grado di innovarsi e adattarsi.

#7 IL CERVELLO – ISTRUZIONI PER L’USO. Dalle frontiere della ricerca neuroscientifica, 12 regole-chiave per migliorare la qualità della nostra vita – di John Medina.

John Medina ci accompagna alla scoperta dei meccanismi cognitivi del nostro cervello.

Le scoperte più recenti nell’ambito delle neuroscienze rimettono in discussione molto di ciò che si pensava di sapere a proposito delle dinamiche di apprendimento, retention delle informazioni e stato emotivo: una lettura affascinante per addentrarsi nell’organo che – stando al buio della nostra cassa cranica – ci ha permesso di andare sulla luna.

Medina presenta ai lettori dodici aspetti relativi al funzionamento del cervello: le chiama «regole». E di ciascuna illustra il contenuto scientifico, proponendo alcune idee per cercare di capire in che modo possano applicarsi al vivere quotidiano, in particolare sul lavoro e a scuola, migliorando le capacità del cervello e, di conseguenza, la qualità della vita.

LE 12 REGOLE DEL CERVELLO

  • REGOLA 1 L’esercizio fisico potenzia il cervello
  • REGOLA 2 Anche il cervello umano si è evoluto
  • REGOLA 3 Ogni cervello ha una rete di connessioni diversa
  • REGOLA 4 Le cose noiose non catturano l’attenzione
  • REGOLA 5 Ripetere per ricordare
  • REGOLA 6 Ricordare per ripetere
  • REGOLA 7 Dormire bene per pensare bene
  • REGOLA 8 Un cervello stressato non impara come dovrebbe
  • REGOLA 9 Vanno stimolati più sensi contemporaneamente
  • REGOLA 10 La vista batte tutti gli altri sensi
  • REGOLA 11 Il cervello maschile è diverso dal cervello femminile
  • REGOLA 12 Siamo formidabili esploratori naturali

“Vi sono grato, miei cari ragazzi, per ricordarmi costantemente che l’età non conta molto, a meno che non si sia un formaggio.”

John Medina

#8 TOYOTA WAY. I 14 principi per la rinascita del sistema industriale italiano – di Jeffrey K. Liker – Luciano Attolico

Jeffrey Liker presenta il risultato di anni di studio ed interviste fatte a dirigenti Toyota al fine di mettere in evidenza che, per poter trarre beneficio dagli strumenti (5S, SMED, kanban…) che caratterizzano il Toyota Production System TPS, serve un cambiamento culturale dell’azienda.

Questo cambiamento è costituito dal Toyota Way, il background culturale necessario per l’implementazione del TPS.

Il Toyota Way è presentato da Liker ed integrato con casi di studio per le società italiane a cura di Luciano Attolico in tre parti:

  • la prima ripercorre la storia di Toyota, mostrando il TPS “in azione”
  • la seconda elenca i 14 principi che orientano strumenti e tecniche di Toyota
  • la terza illustra in che modo le aziende possono applicare il Toyota Way

I Principi del TPS si articolano in quattro sezioni:

  • La filosofia a lungo termine, propria di un’impresa capace di adattarsi ai mutamenti
  • Il processo giusto, dove il flusso è il segreto per ottenere la qualità migliore
  • Le persone, il cuore pulsante dell’azienda
  • L’apprendimento aziendale, stimolato dalla risoluzione continua dei problemi

Il segreto del Toyota Way non è un elemento singolo. L’importante è l’unione degli elementi in un sistema. E il sistema dev’essere messo in pratica. Ogni giorno. “

Fujio Cho, presidente onorario Toyota Motor Corporation

#8 COSTRUIRE L’IMPRESA INTELLIGENTE. L’imprenditore consapevole lo fa meglio – di Gualtiero Fantoni – Annamaria Natelli – Marcello Braglia

Tre docenti dell’Università di Pisa hanno pubblicato un libro divulgativo sull’impresa 4.0 raccontando la loro esperienza di supporto alle imprese nel processo di trasformazione digitale.

Fantoni, Braglia e Natelli spiegano le ragioni per cui la maggior parte dei progetti 4.0 fallisce.

Tutti i capitoli terminano con un’intervista in cui si confrontano con esperti delle tecnologie o dei processi di trasformazione digitale.

Siamo pronti alla quarta rivoluzione industriale?
Che cos’è l’Industria 4.0?
Da dove partire?
Quali competenze per l’Industria 4.0?
Come approcciarsi all’Industria 4.0?

ALLA BASE DI OGNI PROGETTO DI DIGITALIZZAZIONE CI DEVE ESSERE CONSAPEVOLEZZA.

Qual è il punto di partenza?
Quali sono gli obiettivi?

Fare un assessment approfondito aiuta a rilevare l’attuale stato di maturità delle tecnologie esistenti.

Definire gli obiettivi di business aiuta a meglio identificare gap e priorità.

Alcuni spunti:

  • Definire una roadmap serve ad identificare gli step da fare per digitalizzarsi, ma soprattutto gli obiettivi che ogni fase della digitalizzazione dovrà permettere di ottenere. Es. ci accontentiamo di aumentare la visibilità nei nostri processi o vogliamo anche tracciare ciò che succede al di fuori dello stabilimento? Ci basta comprendere – attraverso l’analisi dei big data – quali segnali anticipano la necessità di una manutenzione, oppure vogliamo essere capaci di fare stime e previsioni sulla base di queste informazioni?
  • Il lean thinking può aiutare, come in molti altri ambiti, ad indirizzare i progetti verso il massimo valore.
    Anche nella digitalizzazione bisogna puntare a eliminare il waste, ciò che “appesantisce” il prodotto o il processo, a vantaggio di ciò che ne costituisce l’essenza, il valore.
  • La digitalizzazione cambia il lavoro e ciò che è richiesto ad un lavoratore
    Le competenze hard sono essenziali, ma da sole non bastano.
    Le imprese digitali hanno sì bisogno di skill specifici ad alto contenuto tecnologico, ma anche di persone che conoscano bene i processi, che sappiano interpretare i bisogni veri dell’organizzazione e che possano aiutare gli analisti nella ricerca della giusta soluzione.
    Servono team multidisciplinari integrati, capaci di mettere a fattore comune competenze complementari.
  • Quanto è importante la scelta delle giuste tecnologie in base allo scope.
    IIOT, Big Data & Analytics, Machine Learning ed Artificial Intelligence, Simulazione e Digital Twin, Realtà aumentata, Advanced ed Additive Manufacturing diventano il cuore del progetto.
    Partire da una buona analisi, fare la giusta scelta di partner teconologici sono due ottimi primi passi per un progetto di successo.

Nelle imprese la maggior parte dei progetti 4.0 fallisce.

Nel volume raccontiamo senza enfasi i pro e i contro di ogni nuova tecnologia: solo con la giusta consapevolezza è possibile costruire l’impresa intelligente che gli imprenditori desiderano e nella quale tutti vorremmo lavorare.

Gualtiero Fantoni, Annamaria Natelli, Marcello Braglia

#9 IL METODO LEGO SERIOUS PLAY PER IL BUSINESS. – di Per Kristiansen, Robert Rasmussen

Quante combinazioni diverse si possono ottenere con 8 mattoncini Lego 4 x 2 (il mattoncino Lego che tutti hanno in mente quando pensano ad un mattoncino Lego…)?
Oltre 915 milioni!

Date otto mattoncini Lego ad un gruppo di persone e ciascuno di loro potrà esprimere (non a parole, ma con un modello 3D) ciò che ha in mente. Incluso quello che non sa dire o non sa di sapere.

Alla base del metodo LSP c’è questa semplice constatazione, a partire dalla quale si possono ottenere workshop con maggiore partecipazione attiva, più creatività e migliore capacità di rompere le routine di pensiero.

Una lettura per capire perché molte aziende globali utilizzano i Lego per fare innovazione. E non solo.

Alcuni spunti:

Il metodo Lego Serious Play può aiutare a migliorare il business intervenendo su questi ambiti:

  • osservazione delle interazioni dinamiche interne ed esterne,
  • favorire un libero e onesto scambio di opinioni,
  • sospendere le gerarchie per una comunicazione migliore ed efficace,
  • facilitare lo scambio incoraggiando l’esplorazione.

“La vision di LEGO si regge su un assunto fondamentale: il mattoncini LEGO è più che un giocattolo. Esso è un linguaggio per la creatività sistematica.

Per Kristiansen, Robert Rasmussen

#10 CREATING MIXED MODEL VALUE STREAM – Practical Lean Techniques for Building to Demand di Kevin J. Duggan

Kevin J. Duggan in questo libro si pone come obiettivo quello di aiutare tutti quegli imprenditori e manager che pur riconoscendo la validità dei principi del Lean faticano a venderne l’applicabilità all’interno della propria organizzazione:

  • in che modo è possibile creare un flusso produttivo laddove il mix produttivo è elevato?
  • come si crea un flusso dove esistono molte risorse produttive?
  • come si crea stabilità quando cambiano continuamente i piani di produzione?

Per capire come mettere in pratica i principi del Lean thinking l’autore ripercorre nel dettaglio tutte le attività che l’azienda EMC intraprende al fine di ridurre il lead time e migliorare il proprio on-time delivery.

La trasformazione si articola in un percorso che Duggan schematizza in diverse domande a cui il team di trasformazione deve rispondere:

  • Come costruire le famiglie di prodotto?
  • Come identificare il takt time?
  • Come implementare il flusso continuo?
  • Come schedulare in modo livellato?
  • Come gestire i processi upstream?

La domanda che ci si deve porre in partenza è: che cosa si definisce lean?

Può rispondere a questa domanda questo passo del saggio di K. J. Duggan che spiega efficacemente come il cliente sia disposto a pagare solo per ciò che produce valore per lui, di conseguenza spiega come tutto il resto sia spreco che porta solo perdite al produttore.

«Lean is about eliminating waste. Waste is any activity that does not add value. Value is any activity that transforms the product in a way the customer is willing to pay for. Customers typically do not want to pay for overproduction, material handling, waiting, scrap, rework, inventory, overprocessing, or even inspection. These are all waste.»

#11 UN’AMICIZIA DA NOBEL – Kahneman e Tversky, l’incontro che ha cambiato il nostro modo di pensare, di Michael Lewis

“Linda ha 31 anni, single, senza peli sulla lingua e molto intelligente. Si è laureata in filosofia. Negli anni universitari si è molto occupata di temi come la discriminazione e l’ingiustizia sociale, oltre a prendere parte a manifestazioni per il disarmo nucleare.

Quali delle seguenti alternative è maggiormente probabile?

a) Linda fa la cassiera in una banca

b) Linda fa la cassiera in una banca ed è attiva nel movimento femminista

Un’amicizia da Nobel è il racconto della genesi delle ricerche in campo psicologico ed economico di Daniel Kahneman e Amos Tversky.

Il programma di ricerca avviato negli anni ’70 del secolo scorso dai due psicologi israeliani ha tolto la polvere da decenni di teoria psicologica ed economica che postulavano un’idea di razionalità quasi olimpica, nel senso di un essere umano onnisciente e perfetto, in grado di controllare ogni informazione del contesto per giungere alla decisione ottimale.

Kahneman e Tversky hanno scardinato il modello classico, restituendo dignità scientifica all’errore e dimostrando, con rigorosi esperimenti scientifici, la predisposizione dell’essere umano a cadere vittima di trappole mentali, quando deve prendere decisioni o esprimere giudizi.

Una riflessione sui bias cognitivi che ne innesca altre su scelte personali, intelligenza artificiale, politiche sociali e molto altro.

Ma soprattutto, la storia dell’amicizia e della collaborazione tra due persone diversissime e forse proprio per questo capaci di sviluppare pensiero creativo, innovativo, rivoluzionario.

Il programma di ricerca sui bias cognitivi e sulle euristiche, “le scorciatoie del pensiero per prendere decisioni rapide e spesso efficaci”, aveva e ha ancora l’obiettivo di mettere a disposizione per il policy maker, e per chi supporta processi decisionali ad ogni livello, uno strumento in più da mettere nella cassetta degli attrezzi.

Se l’errore è inevitabile per il modo stesso in cui è strutturata la mente, esso diventa in parte sistematico e, dunque, prevedibile, dando a chi ne studia la natura la possibilità di conoscerne gli effetti e, quindi, di ridurne anche la portata.

#12 THE BOX. La scatola che ha cambiato il mondo, di Marc Levinson

Il padre misconosciuto della globalizzazione è Malcom McLean, il proprietario di una flotta di camion che nel 1956, per evitare gli ingorghi che paralizzavano la costa orientale degli Stati Uniti, decise di sperimentare una forma innovativa di trasporto via mare.
Il 26 aprile caricò su una vecchia petroliera, la Ideal-X, 58 scatole di alluminio grandi come il rimorchio di un tir, facendole salpare da Newark alla volta di Houston, dove le attendevano 58 camion per portarle alle destinazioni finali.
Nell’indifferenza più generale, era stato gettato il seme della moderna logistica intermodale.

Può un contenitore di metallo cambiare in modo radicale la vita delle persone?
Il container lo ha fatto, rivoluzionando il mondo dei trasporti. Se fino agli anni ’50 il carico e scarico dei mezzi, dei treni e delle navi erano operazioni lunghe, labor intensive e costose, con la nascita del container tutto è diventato più semplice, veloce e automatizzabile. Rendendo possibile il commercio mondiale per come lo conosciamo ora.

La storia di una rivoluzione tecnologica su scala planetaria, passando dall’intuizione pionieristica di un ex camionista alla guerra del Vietnam, fino ai giorni nostri.
Ma anche una riflessione sul valore della standardizzazione, sulla resistenza al cambiamento, sull’impatto dell’innovazione sul mondo del lavoro e sulla vita di città come New York e Rotterdam.

Negli anni ’90, grazie al container, persino la cittadinanza di un simbolo americano come Barbie era ormai indefinibile:
“Operai cinesi fabbricavano la bambola con stampi statunitensi e macchinari giapponesi ed europei; i lunghi capelli di nylon erano giapponesi, la plastica usata per modellare il corpo veniva prodotta a Taiwan, i pigmenti in America e gli abiti in Cina.”

Nativi digitali

#13 NATIVI DIGITALI. La rivoluzione del lavoro e delle competenze nell’era della digital transformation, di Marco Monga

I nativi digitali stanno entrando progressivamente nel mondo del lavoro: tutte le organizzazioni devono iniziare ad affrontare la sfida di integrare una nuova generazione di giovani risorse, che vivono in modo radicalmente diverso l’esperienza professionale.

Margo Monga è Human Capital and Organization Director presso l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT): un punto d’osservazione privilegiato, dal quale ci offre spunti illuminanti a vantaggio di tutti coloro che gestiscono team e vogliono esercitare una leadership più adatta alle nuove generazioni.

Per leggere l’intervista all’autore, clicca qui: https://www.jpsconsulting.it/nativi-digitali/

#14 “L’ARTE DELLA VITTORIA – Autobiografia del fondatore della NIKE”, Phil Knight

L’esperienza imprenditoriale di Phil Knight ha inizio quando Buck ha solo 24 anni, una laurea in economia in tasca, una buona dose di pazzia e un’idea folle da realizzare: partire per il Giappone, prendere accordi con un’azienda leader nel settore delle calzature, acquistare scarpe sportive di buona qualità a basso prezzo e quindi rivenderle negli Stati Uniti. Il padre gli concede un prestito e Buck, alla vigilia del Ringraziamento del 1962, parte per un lungo viaggio attraverso i cinque continenti, con una meta ben precisa: l’Asia.

Un anno dopo, quasi per gioco, Buck fonda la Blue Ribbon assieme al socio Bill Bowerman, famoso allenatore di atletica leggera. La casa dei genitori è il magazzino in cui stipare le migliaia di scarpe e la sua auto il punto vendita principale. Buck usa le sue conoscenze economiche per creare un’efficiente rete di vendita e gestire al meglio i prestiti bancari, Bowerman mette in gioco il suo estro creativo e progetta nuovi modelli di scarpe, volti ad aumentare le prestazioni e il comfort degli atleti americani. In quel momento, i due soci non possono di certo immaginare che quella semplice attività di import è destinata a diventare un affermato colosso nel mercato globale, uno dei brand più desiderati al mondo: la Blue Ribbon non è altro che la fase embrionale della Nike Inc, e lo swoosh stampato sulle scarpe, pagato al tempo 35 dollari a una grafica pubblicitaria, ha gettato le basi per uno dei successi commerciali più clamorosi del Novecento e che prosegue tutt’oggi.

Questo libro è uno spaccato dell’America degli anni ‘70. Possiamo trovarci spunti che riguardano l’innovazione del prodotto, la gestione del team, il marketing sportivo e la strategia aziendale. Ma questa è anche una storia che esemplifica perfettamente l’esplosione del commercio internazionale, la nascita delle Supply Chain globali, la sfida della Supply Chain finance e – in ultima analisi – l’impatto della globalizzazione nei paesi occidentali.

Il Data Analytics è da diverso tempo ormai sulla bocca di tutti, compresi coloro che si occupano di Supply Chain. Ma quanti sono davvero consapevoli del suo reale potenziale? Un altro modo per farsi un’idea viene dal mondo dello sport professionistico.

Tre libri che possono aprirci gli occhi:

  • Moneyball è la storia degli Oakland A’s e del loro General Manager, che ha rivoluzionato il modo in cui si selezionano i giocatori giusti non avendo a disposizione budget illimitati;
  • Expected Goals racconta il percorso del Data Analytics nel calcio, a partire dagli studi dei pionieri, fino al Liverpool di Jürgen Klopp.
  • The Numbers Game analizza il calcio alla luce delle statistiche, per infrangere falsi miti e cogliere l’essenza di questo sport senza rinunciare al suo lato romantico;

Molti spunti interessanti, tra cui uno più degli altri: molti raccolgono (o comprano) dati, pochi sanno cosa farne…

#15 “MONEYBALL – The Art of Winning an Unfair Game”Michael Lewis

La necessità aguzza l’ingegno! Di fronte ad un problema difficile, bisogna ricorrere a soluzioni originali e questo deve essere stato anche il pensiero di Billy Beane, manager degli Oakland A’s: un David della Major Baseball League Americana, rispetto ai Golia dalle deep pocket. Come battere rivali che hanno budget nettamente superiori e possono attrarre campioni e giovani promesse con facilità?

Moneyball è la storia vera di chi per primo ha creduto nell’analisi dei dati per scegliere in modo più consapevole i giocatori funzionali ai propri obiettivi, ribaltando il business as usual (ovvero le tecniche consolidate di selezione utilizzate dagli scout “tradizionali”). Due risultati eclatanti confermano la bontà dell’approccio: gli Oakland A’s sono protagonisti di una striscia record di vittorie per diversi anni consecutivi, per poi essere imitati da tutte le squadre della Major Baseball League. Un’ispirazione per chi non si vuole rassegnare allo status quo, ma vuole decidere in base ai numeri – invece che alle percezioni o a ricette preconfezionate.

#16 “EXPECTED GOALS – The story of how data conquered football and changed the game forever”, Rory Smith

In questo momento, centinaia di persone stanno vivisezionando partite di tutti i principali campionati di calcio europei (e non solo), per tradurli in enormi database. È il loro lavoro, che costituirà la base dati che i match analyst utilizzeranno per migliorare le performance tattiche ed atletiche delle loro squadre, oppure per studiare gli avversari, o magari per scovare qualche talento che gioca in un campionato minore.

A distanza di 20 anni dal baseball americano, anche il calcio europeo oggi si sta allineando al trend dei principali sport professionistici: data analytics è una disciplina comune in Premier League come in Serie A e le squadre si contendono i migliori analisti (matematici, statistici, ingegneri) per aiutare allenatori e preparatori atletici.

Expected Goals ci racconta l’evoluzione del calcio degli ultimi anni, che passa anche attraverso il fantacalcio, i blog di nerd sparsi in giro per il mondo, la difficile sfida di avere dati e non sapere cosa farsene. Un’ispirazione per chi vuole convincersi (o motivarsi) a raccogliere, analizzare ed interpretare dati, anche in contesti abituati alle decisioni di pancia.

#17 “THE NUMBERS GAME- Why Everything You Know About Football is Wrong”, Chris Anderson and David Sally

Un corner a favore è una buona notizia? In Italia il calcio è più o meno spettacolare che in Inghilterra? È più facile vincere scommettendo sul risultato di una partita di calcio o su una di basket? Il possesso palla è davvero un predittore della qualità di gioco di una squadra e della probabilità che vinca una partita? Chi è cresciuto in un piccolo paese ed ha frequentato un bar sport (o chi oggi si diletta con i social) ha già un’opinione su ciascuna di queste domande e molte altre simili. E tante altre tesi – più o meno strampalate – le avrà sentite in giro. Ma chi ha ragione?

The numbers game ci propone un modo diverso di ragionare rispetto al calcio, utilizzando i risultati di analisi statistiche ampie e consolidate. Per mettere in discussione luoghi comuni e farsi idee fact based. Un’ispirazione per chi vuole farsi sorprendere dai numeri e non teme di scoprire qualcosa di diverso rispetto a ciò che ha sempre pensato: se vale per il calcio, può valere anche per il business?

#18 “DRIVE – Cosa davvero guida la nostra motivazione”, Daniel H. Pink

Quando si tratta di motivazione, c’è un vero e proprio divario tra ciò che la scienza sa e quello che le aziende fanno. Come motivare le persone sul lavoro, a casa, a scuola, nella vita di ogni giorno? Il metodo del bastone e della carota è inefficace e spesso controproducente. Non sono le motivazioni estrinseche – le ricompense materiali, gli incentivi in denaro – a conferire unità e significato ai comportamenti delle persone, dunque a motivarle davvero. Drive riporta nelle sue pagine quelle che sono le più moderne ed efficaci teorie scientifiche in tal senso; è una lettura pratica ricca di casi studio, consigli concreti e spunti per mantenere alta la motivazione e la valorizzazione delle risorse proprie e altrui.

Gli elementi che guidano la nostra motivazione consentendoci di agire con efficacia e soddisfazione sono tre:

  • l’autonomia, che nasce dal profondo bisogno umano di imprimere una direzione alla propria esistenza, di avere il controllo della propria vita
  • la padronanza, intesa come il saper fare le cose e saperle fare sempre meglio
  • lo scopo, cioè uno schema più vasto in cui inscrivere le nostre azioni, il desiderio di fare ciò che facciamo per un motivo più grande di noi stessi

#19 “PENSIERI LENTI E VELOCI”, Daniel Kahneman

In Pensieri lenti e veloci, Kahneman indaga come si sviluppa il processo decisionale nell’essere umano, attraverso un totale cambio di prospettiva rispetto alle precedenti teorie, segnando uno storico punto di svolta che non a caso gli è valso il premio Nobel per l’Economia nel 2002.

Per secoli abbiamo pensato che le nostre decisioni fossero prevalentemente razionali, un modello matematico. Negli ultimi decenni, i neuroscienziati e gli studiosi del comportamento umano si sono accorti che in realtà, per prendere le nostre decisioni, non usiamo esattamente la logica.

Kahneman, psicologo israeliano, ha dimostrato che l’uomo può conoscere e applicare teorie matematiche e probabilistiche esatte, ma è altrettanto capace di sbagliare, andare in perdita, nel prendere decisioni matematicamente ovvie, facendosi suggestionare da semplificazioni della mente che non tengono conto di tutte le informazioni presenti ma di un sottoinsieme limitato, da emozioni, da fattori che viziano le nostre scelte e le rendono molto spesso sbagliate, senza rendersene conto.

Protagonisti del libro sono due sistemi, due modalità di pensiero, spesso in conflitto tra loro: “Sistema 1” e “Sistema 2”.

  • Il Sistema 1 opera in modalità automatica e in assoluta fretta, cercando di sprecare meno energia possibile e senza alcun controllo volontario. È il cosiddetto pensiero veloce, primitivo, inconsapevole, automatico.
  • Il Sistema 2 si configura come il protagonista cauto, metodico, consapevole, che non funziona bene sotto pressione, focalizzato nella risoluzione più razionale dei problemi. Il pensiero lento.

In una situazione normale, il Sistema 2, quello razionale, se opportunamente incentivato e se non ci sono emozioni forti di mezzo, eccessiva fretta e poco investimento mentale, può riuscire prendere il sopravvento sul Sistema 1, quello irrazionale.

Altri due coprotagonisti del libro sono le euristiche, strategie di pensiero semplificate, scorciatoie logiche e illogiche, che permettono di giungere a valutazioni rapide sfruttando poche informazioni, e i bias, errori di ragionamento gravi e sistematici.

Tutti noi abbiamo un Sistema 2 pigro, ma ci sono persone che sanno controllarlo in modo migliore, e che riescono dunque a coordinare il Sistema 1 con maggiore efficacia.

Chi risulta più dominato dal Sistema 1, invece, tende a essere influenzato in modo più facile, in virtù della sua ridotta capacità critica, ed è più impulsivo, impaziente e desideroso di soddisfazioni immediate.

Due motivi per leggerlo…

Kahneman ci spiega che le nostre scelte non sono esclusivamente razionali, nemmeno quelle che pensiamo siano molto ponderate e ragionate, come quelle che prendiamo in merito alla nostra vita o ai nostri investimenti. Oltre a spiegare in modo chiaro, esaustivo e persino divertente quali sono gli errori che commettiamo al momento delle decisioni più importanti, Kahneman ci spiega anche come riuscire a ridurre in modo significativo le nostre scelte sbagliate. Sapere che la nostra mente ci gioca degli scherzi non è sufficiente per non commettere più i medesimi errori, ma è sicuramente un passo in avanti per riuscire a farne un po’ meno.

Una mazza da baseball e una palla costano un dollaro e dieci.

La mazza costa un dollaro in più della palla.

Quanto costa la palla?

#20 “COME DIVENTARE INDISTRAIBILI”, Nir Eyal con Julie Li

In un futuro prossimo, nel quale la tecnologia sostituirà gran parte del lavoro ripetitivo, il valore aggiunto che riusciamo ad esprimere diventa decisivo. Ed è sempre legato a quanto siamo capaci di concentrarci e di focalizzare la nostra attenzione sull’attività che stiamo svolgendo. Anche al di fuori della sfera professionale, la qualità del tempo che passiamo con noi stessi e con le persone che ci circondano è strettamente legata alla capacità di vivere il momento presente. Ma quante fonti di distrazioni abbiamo attorno (se non addirittura in tasca)?

Un libro per riflettere sulla gestione del proprio tempo, sulla capacità di concentrarsi e di distrarsi quando si sceglie di farlo.

Nir Eyal ci parla delle ragioni per cui tendiamo a perdere il focus, degli strumenti e dei modi di fare che ci rendono “distraibili”, dei rimedi con i quali possiamo stabilire relazioni più sane con i colleghi, con le persone che ci circondano e con la tecnologia che ci accompagna ogni giorno.

Come diventare indistrabili esplora il tema dell’autocontrollo e della lotta contro le distrazioni nella vita moderna. Il libro offre una guida pratica e approfondita su come affrontare le molteplici distrazioni che ci circondano e consentire di concentrarsi sulle cose che realmente contano.

Eyal esplora le cause delle distrazioni, evidenziando il ruolo delle tecnologie digitali, dei dispositivi mobili e delle app, oltre a identificare le nostre debolezze psicologiche che spesso ci portano a cedere a queste distrazioni. Propone una serie di strategie pratiche e tecniche per migliorare l’autocontrollo e sviluppare una maggiore focalizzazione, consentendo di raggiungere i propri obiettivi e massimizzare il tempo dedicato alle attività significative.

  • Master Your Internal Triggers – Padroneggia le tue trappole interne, impara a riconoscere le emozioni e gli stati d’animo che ti spingono verso comportamenti distrattivi e affrontali alla radice
  • Make Time for Traction – Pianifica il tuo tempo in modo intenzionale focalizzandoti su attività significative, che ti aiuteranno a raggiungere i tuoi obiettivi
  • Hack Back External Triggers – Contrasta le trappole esterne che ti affliggono: mail, notifiche e altre interruzioni che abbassano la tua produttività
  • Prevent Distraction with Pacts – Fai un patto con te stesso e con gli altri per mantenere l’impegno verso le tue priorità e proteggerti dalle distrazioni

La prospettiva di Eyal è ben documentata e basata su ricerche approfondite, rendendo il libro una risorsa utile per chiunque voglia migliorare la propria produttività e il benessere personale nell’era digitale.

Ti prometti che riuscirai a portare a termine quel grande progetto di lavoro, ma poi non ci riesci?

O che sarai davvero presente con la tua famiglia, i figli e gli amici, ma ti ritrovi poi da qualche altra parte?

O ti dici che sicuramente farai esercizio e mangerai correttamente, ma poi non lo fai?

Il problema è che le distrazioni ci impediscono di mantenere le promesse che facciamo a noi stessi e di esprimere tutto il nostro potenziale.

La distrazione inizia sempre “da dentro”.

Quali obiettivi potresti raggiungere se riuscissi a rimanere sempre concentrato?

Se avessi il potere di diventare “indistraibile”?

#21 “MICHELE FERRERO. Condividere valori per creare valore”, Salvatore Giannella

Il primo libro che racconta la vita di uno dei più grandi protagonisti dell’industria italiana: Michele Ferrero, il padre della Nutella.

Figlio di due pasticceri, fin da ragazzino inizia a collaborare nella piccola azienda di famiglia. Alla morte del padre, l’attività passa prima allo zio paterno e alla madre e, successivamente, a Michele, che a 32 anni si ritrova a guidare l’azienda in piena fase di sviluppo. Grazie alla sua creatività e alle sue intuizioni, il piccolo laboratorio familiare di cioccolata inizia a ingrandirsi e a espandersi oltre i territori nazionali, diventando nel tempo un impero senza confini.

Tipicamente, quando pensiamo ai settori industriali in cui innovazione, ricerca e sviluppo sono aspetti fondamentali per ottenere un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza, i primi esempi che ci vengono in mente sono quelli legati ai software, ai servizi digitali e all’high-tech, oppure all’industria farmaceutica. Sono associazioni tutt’altro che casuali, considerando che soltanto gli enormi progressi nello sviluppo di farmaci e terapie ci hanno permesso di limitare notevolmente i danni di una pandemia mondiale, e che in questo periodo storico il tema più dibattuto è quello sui progressi sbalorditivi dell’intelligenza artificiale.
È meno immediato, invece, pensare che innovazione di prodotti e processi siano fattori critici di successo per un’azienda alimentare. Eppure, è quello che appare evidente già dopo le prime pagine della biografia di Michele Ferrero.

La ricerca di nuovi ingredienti e ricette, il miglioramento continuo dei processi industriali, la costante analisi del mercato finalizzata alla comprensione dei gusti dei consumatori (rappresentati, nell’immaginario di Michele, dalla “signora Valeria”, la cliente tipo dell’azienda) e l’attenzione maniacale per tutti gli aspetti legati al marketing (incluso il modo di confezionare e presentare i prodotti), unitamente ad un’ossessione per la qualità (delle materie prime e del prodotto finito, in termini di sapore, aroma, consistenza e tutte le altre caratteristiche che, se indovinate, rendono i dolciumi irresistibili), hanno portato allo sviluppo di prodotti rivoluzionari: i cioccolatini col liquore e col caffè, l’ovetto con la sorpresa, il tè freddo da bere come un succo di frutta, fino alla crema spalmabile alla nocciola, entrata nel ristrettissimo club dei prodotti conosciuti in tutto il pianeta.

Un vantaggio competitivo, quello dato da ricerca ed innovazione, che ha permesso a Ferrero di diventare il terzo gruppo dolciario al mondo, assicurando inoltre gli investimenti necessari per alimentare anche gli altri aspetti della triple bottom line: quello sociale, con un sistema di welfare avanzato per i dipendenti e le iniziative benefiche portate avanti dalla Fondazione Ferrero, e quello ambientale, con gli interventi, tra gli altri, finalizzati all’abbattimento delle emissioni di CO2 e al progressivo azzeramento di plastica negli imballaggi.

Nel libro, Giannella ha raccolto gli aneddoti di chi ha vissuto fianco a fianco con “il signor Michele”, restituendo un ritratto appassionante, che ricostruisce i traguardi storici di un’avventura inimitabile.

«Il mio segreto? Fare sempre diverso dagli altri, avere fede, tenere duro e mettere ogni giorno al centro la Valeria».

La Valeria?

«La Valeria è la padrona di tutto, l’amministratore delegato, colei che può decidere del tuo successo o della tua fine, quella che devi rispettare, che non devi mai tradire ma capire fino in fondo».

#22 “BIG DATA. Una rivoluzione che trasformerà il nostro modo di vivere – e già minaccia la nostra libertà, V. Mayer-Schönberger e K. Cukier

Il perché delle cose ci ossessiona sin dalla notte dei tempi: siamo alla ricerca delle spiegazioni di certe evidenze, per identificarne le cause radici e creare eleganti teorie su come funziona tutto ciò che ci circonda. Una scelta o una necessità, dovuta alla disponibilità di “small data”? Nell’era dei “big data” – e delle potenzialità di elaborazione che crescono continuamente – possiamo esplorare nuovi modi di indirizzare i problemi, attraverso le correlazioni?

Dopo aver chiarito cosa significa il termine big data, il libro ci invita a riflettere su come e da chi vengono raccolti questi dati e, in particolare, su chi e come può utilizzarli non solo per semplificarci la vita ma anche per raccogliere informazioni riservate e per minare la nostra indipendenza individuale. Il rischio, secondo gli autori, è quello di vedere sempre più ridotti i nostri diritti o arrivare perfino, nella peggiore delle ipotesi, a una dittatura delle probabilità.

Un libro scritto dieci anni fa, ma che è ancora una pietra miliare per comprendere a fondo la rivoluzione dei big data e le sue implicazioni industriali e sociali. Imperdibile, all’alba dell’AI.

#23KAIZEN. La filosofia giapponese del grande cambiamento a piccoli passi, Christie Vanbremeersch

Kaizen è una parola giapponese che ne mette insieme due: Kai, che sta per “cambiamento”, e Zen, che vuol dire “migliore”. Significa quindi “cambiamento in meglio”, o ancora, aggiungendo una sfumatura intraducibile che indica sforzo costante: “miglioramento continuo“.

Il kaizen si è dimostrato efficace nella pratica industriale di tutto il mondo – e non solo in Giappone, dove è stato inventato.
Può essere un metodo utile anche per lo sviluppo individuale? D’altra parte, esplorare il kaizen per lo sviluppo individuale può aiutarci a vedere in una diversa prospettiva la più nota applicazione industriale?

Christie Vanbremeersch ci guida in questo particolarissimo percorso, con un testo molto personale, spaziando dal PDCA (Plan, Do, Check, Act) al calice di vino, dai buoni propositi al poka joke: le sue parole sono la testimonianza della sua esperienza e della sua lotta con i propri limiti, all’insegna del continuous improvement.

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