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1 Ottobre, 2017
Progetto senza titolo (6)
Andrea Politano

Dopo aver conseguito una Laurea di primo livello in Ingegneria Meccanica presentando una tesi in collaborazione con Ferrari, ottiene la Laurea Magistrale in Ingegneria dell’Automazione presso l’Università di Pisa grazie alla tesi presso il Center for Automotive Research della Ohio State University.

Nel 2010 entra in GE Oil and Gas come supervisore della linea di meccanica pesante presso lo stabilimento di Massa, diventando in seguito Production Controller con il compito di supervisionare e coordinare la produzione di turbomacchine a livello globale.

Attualmente riveste la posizione di Operations Leader per la linea Full Milling Impellers presso lo stabilimento di Firenze.

L’APICS CPIM è la certificazione più diffusa al mondo per i professionisti del settore delle Operations e della Supply Chain: al termine del suo percorso, quali sono a suo giudizio le ragioni di questa popolarità?

Senza dubbio l’efficacia: il percorso CPIM permette di padroneggiare i meccanismi di funzionamento di una moderna Supply Chain andando a colmare tutte quelle lacune che naturalmente vengono a crearsi con il training on the job. Interrompere la routine e la frenesia quotidiane e prendersi il giusto tempo per comprendere quali siano gli obiettivi dell’organizzazione nel suo insieme, senza perdere di vista gli effetti delle interazioni tra i vari dipartimenti, permette di svolgere il proprio compito, qualunque esso sia, in maniera più consapevole ed accorta.

 

Ha partecipato ad un lungo programma di training organizzato dalla sua azienda: cosa la ha motivata ad intraprendere questo percorso e a portarlo a conclusione?

Ho intrapreso il percorso CPIM, di cui non ero a conoscenza, in seguito alla volontà della mia azienda. Le motivazioni che mi hanno poi portato a completarlo con successo sono scaturite essenzialmente dal potenziale che ho intravisto sin dalle prime lezioni. Seppur in maniera meno approfondita, si affrontano già tutti gli argomenti che si andranno poi ad analizzare nella seconda parte del training e questo per me è stato sufficiente per comprendere quale potesse essere il valore aggiunto da spendere nella mia esperienza lavorativa. La voglia di scendere nel dettaglio ed il confronto con gli istruttori su come conciliare teoria e pratica ha fatto mantenere elevato lo stimolo sino al raggiungimento della certificazione.

 

La sua azienda investe molto in formazione, coinvolgendo molte risorse in programmi specialistici sulla Supply Chain: quale ritorno può attendersi da questo investimento?

Può sembrare banale, ma penso che il primo ritorno nel breve periodo sia legato all’efficienza della comunicazione. Creare un terreno comune riguardo alla terminologia, alla struttura organizzativa e ai compiti di ciascuna funzione aumenta in maniera evidente l’efficacia di ciascun lavoratore. Il tutto è amplificato dal fatto che, se l’azienda si avvale dell’utilizzo di sistemi ERP, si aumentano le probabilità che l’utente riesca a governarli piuttosto che subirli. Aziende come quella per la quale lavoro hanno dimensioni tali da poter assimilare al loro interno alcuni dipartimenti che operano con una certa autonomia; sfruttando questa circostanza è stato possibile promuovere un cambiamento culturale ed applicare concetti nuovi, modificando significativamente il nostro modo di lavorare. Tutto ciò sarebbe impossibile senza la disponibilità ed apertura al cambiamento da parte dell’azienda.

 

Il programma progettato da JPS e dalla sua azienda ha previsto giornate con diversi colleghi di altri dipartimenti e con numerosi istruttori: come descriverebbe questa esperienza d’aula?

Sicuramente un plus per questo tipo di iniziative. Il livello di preparazione degli istruttori ma soprattutto la loro esperienza maturata in aziende di differenti settori, sia in prima persona che in veste di consulenti, ha stimolato il dialogo e la partecipazione. Le domande più frequenti riguardavano il modo di poter declinare i concetti del corso alla nostra realtà lavorativa; gli esempi di come problematiche simili a quelle con cui abbiamo a che fare sono state affrontate e risolte in altre realtà è stato un ottimo punto di partenza di un processo che ha reso questo percorso didattico non fine a se stesso, ma concretamente applicabile.

 

È stato il Top Performer 2017 per il programma CPIM, ottenendo il punteggio più alto tra i certificati di quest’anno: ha qualche suggerimento per i suoi colleghi che in questo momento stanno perseguendo l’obiettivo della certificazione CPIM?

Il mio suggerimento è quello di partecipare nella maniera più attiva possibile durante le lezioni. La modalità di esame punta a verificare l’effettiva comprensione dei concetti e la capacità di applicarli a situazioni reali. Per questo motivo ho trovato un beneficio maggiore nell’approfondire direttamente con l’insegnante piuttosto che perdermi in una letteratura pressoché infinita, oltre al fatto di aver sostenuto gli esami il più presto possibile dopo la fine del corso.

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